Entrevista de Nicole en el Festival de Toronto

Nicole Kidman y Colin Firth presentaron su nuevo filme The Railway Man en el Festival de Cine de Toronto, y también hablaron con la prensa. El actor comentó que fue maravilloso trabajar con Nicole. "Cuando tienes a Nicole a bordo todo resulta más fácil. Nicole es una gran actriz, ella siempre tiene desiciones interesantes, no es quien hace una película solo por dinero, y eso es admirable. Me tomó unos cuantos minutos hablar con ella para saber que trabajaríamos bien", comentó. Mientras tanto, ella contó que amó su personaje: "Me encantó el papel de Patti porque explica muy bien lo que significa el amor en una persona: ella había perdido al hombre del que estaba enamorada debido a los demonios que lo asolaban. Patti había trabajado como enfermera durante muchos años y tiene un sentido instintivo de empatía para otros seres humanos". También, Nicole contó sobre su personaje en Before I Go To Sleep, donde también comparte cartel con Colin. "Yo interpreto a una mujer que sufre de amnesia, que se despierta sin recordar nada de los últimos 20 años, y cree que todavía tiene 20 años. Colin es su marido, que cada día le tiene que decía que es lo que pasó y que ha hecho", dice, agregando que su personaje tiene un diario donde anota las cosas nuevas que va haciendo, "Colin dice que cada vez que trabajamos juntos somos marido y mujer con grandes problemas".
 
Foto: TORONTO - La sala trattiene a stento le lacrime alla fine di The Railway Man. Il film, presentato al festival di Toronto, diretto dall'australiano Jonathan Teplitzky, con Nicole Kidman e Colin Firth, narra un capitolo poco conosciuto della seconda guerra mondiale, ripercorrendo la vita straordinaria di un ex soldato britannico, Eric Lomax (Firth), che incontra e affronta un ufficiale giapponese che lo aveva torturato quando era stato prigioniero, quarant'anni prima. Il film (che per le vicende narrate ricorda da vicino Furyo di Nagisa Oshima) è tratto dal libro autobiografico dello stesso Lomax. Commozione ma anche una standing ovation davanti alla Kidman, in sala insieme al regista, a Firth e alla vera donna che l'attrice interpreta, Patti, amata moglie di Lomax che lo aiuterà a rimarginare le sue ferite e gli resterà accanto fino alla morte, pochi mesi fa. The Railway Man con molta probabilità entrerà nella corsa agli Oscar, e in questo senso il festival di Toronto si rivela sempre più un trampolino di lancio per i film della "stagione dei premi".

Nel corso dell'incontro a seguire con la stampa, l'inglese Colin Firth benedice il coinvolgimento della Kidman in questo intenso dramma: "Per fortuna Nicole ha accettato di leggere il copione, ci conoscevamo gia', e ha detto subito di si'. Quando hai Nicole a bordo tutto diventa più facile. Nicole è un'attrice grandiosa, ha sempre sempre fatto scelte interessanti, non è una che fa un film solo per soldi, e questo è ammirevole. Mi è bastato parlare pochi minuti con lei sapere che avremmo lavorato bene insieme."
    La Kidman è stata a Toronto solo per un giorno per sostenere il film prima di raggiungere il marito, il cantante country-rock Ketih Urban, per un sognato giro in tenda ("ma stiamo al sicuro su un campo da golf", ci tranquillizza ridendo) con i bambini di 2 e 5 anni. "Ho amato molto il ruolo di Patti perché spiega bene cosa significa amare davvero una persona: lei aveva perso l'uomo di cui era inamorata per colpa dei demoni che lo tormentavano. Patti aveva lavorato come infermiera per molti anni e ha un istintivo senso di empatia per gli altri esseri umani."
DOMANDA: Nicole, questo è un film che affronta temi tuttora attuali, la sindrome post traumatica da guerra, la tortura, il waterboarding che già succedeva all'epoca, giusto?
RISPOSTA: Si', ed è anche per quello che ho tenuto a recitarvi. C'è anche il tema del perdono, così complesso e importante oggi più che mai. Il perdono ci definisce come esseri umani, non certo la violenza. Di rado si ha l'opportunità di confrontare colui che hai odiato e che ti ha fatto del male, che ti ha rovinato la vita: ed è interessante vedere cosa succede in questa storia tra queste due persone. 
D: Cosa ci dice della vera Patti?
R: E' una donna che non parla molto, quieta, proprio come si vede nel film, che si esprime più con i gesti, gli sguardi. Ha anche un sottile senso dell'umorismo, tipico scozzese, come è lei, e una luce speciale nel suo sguardo che ho cercato di riprodurre nelle scene iniziali sul treno. Una donna forte e schiva, di quelle che a me affascinano molto. La storia è imperniata su Eric, non Patti, quindi mi sentivo sollevata di un grande peso. Eppure è stata una sfida dover esprimere tanto con così poche parole. 
D: Crede nel potere terapeutivo e guaritivo dell'amore?
R: Credo che a volte incontri la persona con cui sai di poter navigare anche in acque turbolente e superare tante cose. L'amore richiede serentià di spirito, gentilezza, a volte bisogna saper amare a distanza e lasciare che l'altro ritrovi il suo percorso. 
D: Lei è stata sempre molto vicina a suo marito, che in passato ha avuto problemi.
R: Perché lo amo per davvero, in maniera genuina e profonda. E in questo senso l'amore non solo aiuta a guarire profonde ferrite, ma ti aiuta anche a non scappare via!
D: Ha appena girato un altro film con Colin Firth, "Before I go to sleep". Cosa ci può dire?
R.: Recito una donna afflitta da amnesia che ogni giorno si sveglia senza ricordare niente degli ultimi 20 anni, che dunque crede di avere ancora 20 anni. Colin è il marito, che ogni giorno le deve dire chi lei è e cosa ha fatto. Lui è la sua memoria. Lei tiene un diario. Nel libro leggi le parole scritte, nel film vedi il diario, e mettiamo le parole sullo schermo. Colin dice che ogni volta che lavoriamo insieme siamo marito e moglie con grossi problemi! Faremo anche un terzo film insieme, ma non posso dire niente! Vi dico solo che ne rimarrete sorpresi, è tutta un'altra cosa, anche divertente! 
D.: Sappiamo che lei è impegnata anche con l'ONU sui temi della violenza contro le donne e per i loro diritti. 
R.: Si', nel corso degli anni ho sentito tante storie tragiche e una cosa che dicono spesso le donne che hanno subito un terribile abuso è che quella non è la loro vera identita', è come se fosse stata un'altra donna a subire violenza. Ovvero, puoi scegliere se rimanere nel passato, e continuare a soffrire, o se disfarti di quel passato e di quell'identità e reinventarti in maniera costruttiva. Ciò non cancella il crimine, ma stabilisce meccanismi di sopravvivenza e guarigione. Un diniego positivo.

Intervista da la Repubblica.
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